domenica 15 febbraio 2009

ASPETTI DELLA CULTURA ELLENISTICA
Quando parliamo di “cultura ellenistica” ci riferiamo a quella che deriva dal contatto della cultura “ellenica”, propriamente greca, con le tradizioni e le credenze delle varie etnie parlanti la
Koinè Dialektos, vale a dire la lingua comune, panellenica, derivata dal dialettico attico semplificato. Le trasformazioni socio-politiche, nell’età post-alessandrina ebbero notevoli ripercussioni sulla cultura ellenistica . Infatti, la trasformazione dei cittadini in sudditi, la coesistenza di genti diverse e l'impossibilità alla partecipazione attiva al governo dello stato furono i fattori determinati di importanti mutamenti nella coscienza individuale e, di riflesso, nella vita culturale. Si diffuse infatti da un lato una tendenza sempre maggiore alla scoperta dell'individuo, dall’altro si attenuò la diffidenza nei confronti della diversità etnica e culturale, che favorì la diffusione dell'ideale cosmopolitico. Fiorirono centri di cultura, quali Rodi, Pergamo, ma, soprattutto Alessandria.
Le due grandi istituzioni culturali alessandrine del Museo e della Biblioteca nacquero per iniziativa dei Tolemei, che si mostrarono sensibili alle esigenze che comportava una politica culturale di ampio respiro. A riprova di ciò vi sono gli inviti rivolti dai Tolemei a esponenti della scuola peripatetica quali Teofrasto e Demetrio Falèreo, chiamati come precettori per gli eredi al trono d’Egitto. Il Museo era un’istituzione religiosa dove lo studio e la ricerca erano posti sotto la protezione delle muse. Gli scienziati e i letterati ospiti del Museo dovevano essere una comunità di dotti molto attivi e litigiosi, gelosi l’uno dell’altro. Per quanto riguarda la fondazione, la si attribuisce a Tolemeo I figlio di Lago (futuro soth\r), mentre, le due Biblioteche, a Tolemeo II Filadelfo. La Bibioteca principale, doveva trovarsi all’interno del Museo, quindi ne era parte integrante. Questo è quello che sostiene Luciano Canfora, il quale, altrimenti non spiegherebbe perché, nella sua celebre opera “Geografia”, Strabone (I sec a. C.) non parli della Biblioteca, specificandone il termine. Quest’ultimo infatti, nella sua opera, parla di “peripato”, il porticato nei pressi del quale dovevano essere collocati i libri, qualcosa di molto simile alla nostra concezione biblioteca. Vi era inoltre un altro luogo deputato alla raccolta di libri , pubblico e situato fuori dalla reggia: la Biblioteca del Serapeion, che conteneva rotoli in minor numero rispetto a quella principale. E’ necessario precisare che alla biblioteca principale, interna alla reggia, potevano accedere solo gli studiosi, mentre quella del Serapeion, situata fuori dalla reggia era una biblioteca pubblica. Anche se non si può sapere esattamente il numero dei rotoli, è assodato che le biblioteche alessandrine, soprattutto la principale, disposero di centinaia di migliaia di rotoli. Inoltre esisteva anche la sovrintendenza alla biblioteca di Alessandria, alla cui guida vi furono personalità come: Eratostene di Cirene, Zenodoto di Efeso, Aristofane di Bisanzio, Apollonio Rodio. Fu enorme la massa di rotoli raccolta nella biblioteca, questo grazie a delle iniziative e a dei provvedimenti presi dai Tolemei. Infatti fu imposto alle navi di passaggio ad Alessandria di lasciare alla biblioteca gli originali dei libri che si trovavano a bordo,col diritto però di riceverne delle copie . Inoltre Tolemeo I scrisse, pare, a tutti i sovrani degli altri regni, chiedendo di inviare delle copie dei libri che avevano in possesso. Perciò gli studiosi dell’epoca dovettero affrontare notevoli problemi editoriali. Fu allora che nacque la filologia. I filologi cominciarono dunque a collazionare, cioè mettere a confronto le varie versioni in loro possesso per tentare di stabilire quale fosse quella autentica, e, nel fare ciò non si poté non iniziare da Omero. Diversi furono i personaggi che si cimentarono nell’indagine critico-testuale. Zenodoto di Efeso curò edizioni di Omero, oltre che dei lirici greci, ma non ha lasciato nulla di scritto. Perciò è molto difficile ricostruire le motivazioni delle sue scelte testuali, conservate negli scoli. Ma il merito di Zenodoto, come del resto, e degli alessandrini in generale, fu quello di non eliminare i versi considerati da lui spuri, cioè non autentici. Ciò è testimoniato dall’invenzione dell’ o0belo\j,segno diacritico che Zenodoto inventò per indicare i versi non autentici, consentendo coì al lettore di valutare la proposta dell’editore. La tradizione attribuisce inoltre a Zenodoto la divisione in ventiquattro libri dell’Iliade e dell’Odissea. Dopo Zenodoto altre personalità come Apollonio Rodio, Eratostene di Cirene (che fu il primo a definirsi filologo) Aristofane di Bisanzio, Apollonio l’ei0dogra\foj , guidarono la biblioteca di Alessandria. Infine Aristarco di Samotracia, successore di Apollonio l’ei0dogra\foj, fu attivo nella seconda metà del II secolo e diresse la biblioteca in un periodo di frequenti e gravi crisi dinastiche. La nostra conoscenza di Aristarco, forse il filologo alessandrino più importante, che si dedicò ad un’intensa opera esegetica che non coinvolse solo Omero, si basa sul cosiddetto commento dei quattro (Didimo, Aristonico, Erodiano, Nicanore), filologi vissuti tra il I e il II secolo d.C. i quali avevano potuto consultare i commentari aristarchei. Il metodo di Aristarco può essere riassunto nella formula “spiegare Omero sulla base di Omero”. Dunque si basava su un’approfondita conoscenza della lingua omerica. Aristarco fu anche l’ultimo studioso alessandrino, dal momento che nel 145 a.C. Tolemeo VIII cacciò gli studiosi dal museo, quindi anche Aristarco, i cui migliori discepoli, Apollodoro di Atene e Dionisio il Trace, si recarono rispettivamente a Pergamo e a Rodi.
Dunque, oltre ad Alessandria, biblioteche di corte sorsero nelle maggiori capitali ellenistiche: Pergamo e Antiochia. Va detto però, che ad eccezione di Alessandria, nessun centro di cultura ebbe un’attività regolare e continua. A Pergamo fu attivo Antigono di Caristo, probabilmente da identificare con lo scultore che collaborò alla realizzazione del gruppo di statue che celebravano la vittoria sui Galli. Ad Eumene II, sovrano di Pergamo, si deve la creazione della biblioteca e della chiamata a corte di Cratète di Mallo, stoico, studioso di Omero. La tradizione vuole che proprio Cratète abbia affinato la tecnica di preparazione di quella che sarà poi la pergamena. Egli, inoltre, applicò all’esegesi di Omero il metodo allegorico, lontanissimo dunque dall’indagine critico-testuale degli alessandrini. Secondo Svetonio sarebbe stato lui ad introdurre la grammatica a Roma.
Per quanto riguarda la filosofia, Conseguenza del ripiegamento verso il "privato" fu l'attenzione rivolta dagli intellettuali all'etica ed all'analisi interiore piuttosto che ad una indagine filosofica astratta. I vari sistemi filosofici del periodo considerato, pur con le loro differenze, ebbero come fulcro delle loro speculazioni i problemi dell'uomo che ricerca e riscopre se stesso, piuttosto che la riflessione politica. Dagli insegnamenti dei filosofi, come Pirrone di Elide Zenone di Cizio, ed Epicuro nacquero le maggiori dottrine filosofiche cosiddette ellenistiche, quali il
cinismo, lo stoicismo, l'epicureismo e lo scetticismo. Queste scuole filosofiche ebbero tutte al centro del proprio interesse la felicità dell'uomo, traguardo non raggiungibile con il piacere, la ricchezza, il potere ed il successo, ma con l'autarchia e l'apatia, le sole condizioni essenziali della saggezza e quindi della felicità interiore. Ma è probabilmente alla scienza che spettò il privilegio, nell'ambito della cultura ellenistica, di raggiungere le più alte vette toccate nel mondo antico. La grande differenza che separa la scienza ellenistica da quella precedente sta nella nascita del metodo scientifico che permise di raggiungere un livello tecnologico pari a quello presente in Europa nel XVII secolo. Nacque inoltre la figura dello scienziato di professione, dedito allo studio e alla ricerca. Nella matematica e nella geometria il primo posto spetta ad Euclide che con i suoi Elementi sistemò in maniera rigorosa e sistematica il pensiero matematico greco, fornendo un impianto scientifico durato nei secoli. Fra i matematici e gli ingegneri importante fu Erone di Alessandria e il geniale inventore Archimede. Il già citato Eratostene utilizzò le sue conoscenze di matematica non solo per disegnare la prima carta del mondo con il criterio dei meridiani e dei paralleli, ma riuscì a calcolare le dimensioni della Terra con un'approssimazione di poche decine di chilometri inferiore al calcolo moderno. Inoltre ad Aristarco di Samo nella prima metà del III secolo a.C. si deve la prima teoria eliocentrica dell'antichità. Poi, nella prima metà del III secolo a.C. le ricerche di Erofilo di Calcedone ed Erasistrato di Iulide nell'anatomia e nella fisiologia portarono a scoperte fondamentali in campo medico, anche grazie agli studi su cadaveri dissezionati. .
Venendo a contatto con tradizioni e credenze diverse, la religione greca classica dovette assimilare alcune divinità venerate nell'area mediorientale, avviando in tal modo un processo di sincretismo religioso . Divinità come
Serapide, Cibele ed Iside cominciarono ad infiltrarsi nel pantheon greco, contemporaneamente alla crescita del culto di Dioniso, popolare in Macedonia Creta e Asia Minore, Tracia e Tessaglia ma anche ad Atene. La spiritualità del periodo ellenistico troverà espressione nella crescita di popolarità delle religiosità misterica, come nel caso dei misteri eleusini e quelli orfici. Al declino delle monarchie ellenistiche nel II e I secolo a.C. fece riscontro l'espansione di Roma verso la Grecia e l'area del Mediterraneo orientale. Così la cultura ellenistica, continuò a permeare per secoli l'Occidente. In particolar modo bisogna sottolineare che senza le intuizioni riguardo all’eliocentrismo di Aristarco di Samo, Copernico non sarebbe arrivato alla cosiddetta “Rivoluzione” scientifica. E’ su queste basi che il professore di matematica Luigi Russo in un suo libro (La Rivoluzione dimenticata. Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna, Milano 1996, 2001’), sostiene che la rivoluzione non avvenne in epoca moderna con Copernico, Galileo e Newton, ma al contrario in epoca ellenistica, quando, sotto l’impulso dei vari sovrani ad Alessandria, nel Museo, furono fatte grandiose scoperte nel campo della meccanica, matematica, astronomia, medicina, ereditate e riprese poi dai moderni. C’è da dire che però di tutto ciò i Romani ripresero solo le innovazioni di genere pratico, che potevano riguardare ad esempio l’architettura, o comunque a loro interessava ciò che poteva aiutarli nel quotidiano, qualcosa di concreto come ad esempio strumenti di elevazione o montacarichi da cantiere. Inoltre malgrado i meccanici e gli ingegneri ellenistici fossero arrivati a delle intuizioni geniali, non vi fu una messa in atto o una florida sperimentazione di tali sistemi. Ciò era del tutto naturale dato che non vi erano ancora i mezzi per verificare appieno la validità delle numerose teorie. Emblematico è il caso di Erone di Alessandria che, sebbene fosse a conoscenza delle enormi potenzialità derivanti dall’uso del vapore per generare energia, non poteva di certo disporre dei mezzi per costruire macchine che sfruttassero il vapore per produrre energia.

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